martedì 14 dicembre 2010

Storie: Per riflettere. Mentre i nostri bambini hanno tutto, ci sono bambini che a causa della povertà sono costretti a mendicare ..Dove sta la giustizia? Quale Natale vogliamo festeggiare? Quello degli sprechi e dei regali pagani o piuttosto quello della sobrietà?

Altro Natale, storie per riflettere. "La storia di "Daniela Asan " (nella foto) , la bambina rom scomparsa e poi ritrovata dopo 12 anni deve farci riflettere! Daniela a causa della povertà e della miseria in cui versava lei e la sua famiglia, era costretta a chiedere l'elemosina. Ma un giorno dopo avere litigato per l'ennesima volta con la madre perché non voleva elemosinare, stanca di questo stato di vita-che non é vita é scappata..."
I nostri bambini invece sono pieni di vizi! Scellerati quei genitori - non genitori- che gli danno tutto..senza fargli capire, ne comprendere  il "senso" ed il valore delle cose, che vanno conquistate con sobrietà e sacrificio, e non "comprate" come un semplice oggetto. Ci sono intorno a noi bambini  "schiavi dell'elemosina" come Daniela e le tante  "Daniele", che versano nell'estrema povertà.Chi é in grado di prestargli attenzione e di vederle/i ? Bambini costretti dai loro genitori ( non sono genitori ) a compiere azioni che violano i diritti dell' infanzia...così come la storia di Daniela Asan che é scappata...E' stata ritrovata dai carabinieri della compagnia di Piedimonte Matese(Ce), la mia zona di origine.  Un plauso alla compagnia matesina per il serio lavoro svolto con serietà e rettitudine, per il ripristino della legalità e della sicurezza. Ma ritornando al discorso iniziale: i nostri bambini pur ottenendo tutto ciò che chiedono, manca loro l'essenziale e cioè capire il 'senso dei loro anni. Hanno voglia di crescere in fretta, più in fretta dei loro anni, si credono di essere già adulti, dimenticando che l'infanzia é una delle tappe più belle della vita che va vissuta intensamente...Hanno tutto, i loro genitori gli concedono tutto, sono pieni di regali, telefonini e oggetti di ogni tipo, sono viziati in tutto, guai a contraddirli....Ma forse i loro genitori dandogli tutto così facilmente, li stanno distruggendo. Molti di questi bambini nascondono dentro se un senso di vuoto e di tristezza. Non comprendono il valore, il significato delle parole e quello della rinuncia, non sanno che intorno a se ci sono tantissimi loro coetanei che non hanno nulla, che vivono nell'estrema miseria. Gli parli della povertà nel mondo e che, mentre loro giocano e si divertono, ci sono tantissimi bambini che vivono per strada al freddo, costretti a mendicare perché non hanno nulla, non sanno cosa sia il gioco ed il sorriso, perché i loro volti sono segnati dalla sofferenza e dalla violenza...Mentre parlavo di queste cose ad una ragazzina del mio territorio, alla quale gli domandavo se voleva impegnare il suo tenpo libero per la Pace, e mentre le parlavo di tutte queste cose notavo che lei, senza provare alcuna reazione per il messaggio che le trasmettevo, continuava a mangiare e a gustarsi la sua bella fetta di pizza; alla fine mi rispose: non mi interessa...! Che tristezza, davvero che tristezza ho provato dentro me di fronte a quelle parole e a quella reazione da "me ne frego" . Ad un altra ragazzina le chiesi se conosceva il significato della Pace. Mi rispose con un' espressione sul volto come per dire: booh non so...E questa bambina frequentava ( frequenta tutt'ora) anche la scuola paritaria del mio comune diretto dalle suore. Potrei continuare con le storie ma mi fermo, perchè i genitori preferiscono far divertire i loro figli per la festa pagana di halloween e altre stupidaggini che vanno di moda, e poi non farli partecipare a momenti di formazione e di educazione alla Pace. Tappe importanti che neanche durante i raduni dei "Grest estivi" e di altri incontri, sono in grado di insegnare. Ed intanto si continua a far finta di nulla e a trascurare l'essenziale. Attenti, perché si sta giocando con il fuoco! Educare é una cosa seria, ma per farlo é necessario che gli adulti siano loro per primi veri educatori della civiltà e della vita. Non si improvvisa a fare l'educatore, l'educazione  alla vita é il risultato di una tappa e di un percorso formativo, molte volte questo percorso nasce con l'esperienza su strada a contatto con le tante realtà che ci circondano. Più si é in movimento e più si impara. Il contrario di chi invece preferisce starsene fermo e al comodo, rinchiuso nel proprio mondo - pareti - mura circostritte, che gli impediscono di vedere cosa c'é al di là!...Le nostre scuole e le nostre famiglie hanno tantissime lacune che vanno affrontate con una seria analisi e soprattutto con interventi mirati. Uno fra tutti:  far conoscere e mettere davanti ai giovani "esempi" di realtà impegnate che vivono nel nostro territorio, che hanno scelto di impegnare la loro vita per cause giuste quali la Pace e la giustizia. Tramite questi 'esempi' si può educare non poco...Privare e togliere ai giovani la possibilità di fargli conoscere queste realtà impegnate, é un grosso atto di irresponsabilità, di egoismo e di diseducazione civica. Non si può quindi neanche esercitare il ruolo di insegnante, ne di educatore e neanche quello di genitore. I tempi che viviamo sono critici ed esigenti. Si rende perciò necessario 'aprirsi' alle tante realtà intorno a noi, di smettere una volta per tutte di guardare con paraocchi e  pregiudizi, ma di pensare piuttosto a cosa é più necessario per i nostri giovani! Questi nostri bambini - giovani eredi di un futuro sempre più precario, sono il risultato lampante dell' esempio trasmesso dagli adulti, e di un'educazione deviante, bistrattata e chiusa. Dove dunque la giustizia e la responsabilità? Vogliamo dunque dargli la possibilità di riflettere e quindi di educarli alla responsabilità? Se come educatori , insegnanti e genitori non si é abbastanza capaci, ne all'altezza del compito di educar, allora diamogli la possibilità di conoscere 'esempi ' di realtà impegnate! Pensare al loro bene non significa preoccuparsi di dargli tutto materialemnte, o di crescerli solo fisicamente. Pensare al loro bene significa educarli alla responsabilità, al sacrificio e alla vita. Quale Natale vogliamo festeggiare? Quello degli sprechi e dei regali o piuttosto quello della sobrietà e della solidarietà? Invito a riflettere e a meditare sul cattivo esempio trasmesso dagli adulti e sul male andazio di questo tempo corrotto...Occorre urgentemente un cambio di rotta. L'educazione alla Pace é l'educazione civica del futuro..Insegnanti, educatori e genitori aderite a questo progetto educativo, se ci siete battete un colpo, ma soprattutto svegliatevi! (By: Agnese Ginocchio, Testimonial per la Pace- 14 Dicembre 2010)

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La seconda fuga della "Oliver Twist" schiava dell’elemosina
Ritrovata la rom di 12 anni: si era ribellata alla mamma


Napoli- (Di PIERANGELO SAPEGNO) Anche questa volta Daniela Asan era scappata in una stazione, dentro a un treno che portava al sole, senza un biglietto per arrivare e senza una valigia da riempire. L’hanno trovata così, dieci giorni dopo, perché ricordavano la sua faccia spaurita che scendeva da un vagone fermo a Piedimonte Matese. Daniela ha 12 anni, e nell’Italia sconosciuta dei bambini senza infanzia e senza Natale, la sua storia è quella di un Oliver Twist del Duemila, la storia silenziosa di una vita rubata, uguale a quella di più di 50 mila bambini come lei. L’ultima volta che l’avevano vista, alcuni testimoni avevano raccontato che stava bisticciando con la mamma davanti all’Ipercoop di Casalnuovo, vicino a Napoli, «perché non voleva chiedere l’elemosina». Era il 3 dicembre. Non era tornata a casa, una catapecchia di legno e di lamiere affogata nel fango in mezzo alle altre baracche dei rom, vicino a una rotonda al confine con Acerra. Era fuggita alla stazione e aveva preso il treno che andava verso Caserta. Quand’era scesa, così piccola e spaventata, alcuni viaggiatori l’avevano portata in una casa famiglia, dove era stata ripulita, rifocillata e accudita. I genitori avevano denunciato la scomparsa due giorni dopo e solo domenica i carabinieri avevano diffuso una sua foto. Daniela era già scappata un’altra volta, quando aveva appena 7 anni. Anche allora s’era rifiutata di chiedere la carità per strada, e aveva detto che si vergognava di vendere quei piccoli oggetti che le davano per raccattare qualche moneta in cambio. L’avevano ritrovata quattro giorno dopo, in provincia di Avellino, su un treno come questo di Piedimonte Matese. L’avevano presa ed erano bastati due sorrisi per riportarla dai genitori nel campo. Non aveva fatto altro che viaggiare, in quel breve tempo della sua fuga, dormendo sulle panchine e nelle sale d’attesa delle piccole stazioni o sulle poltrone sfondate dei vagoni, assieme a barboni e derelitti. Il giorno che l’avevano ritrovata per portarla a casa, lei aveva detto che in fondo c’era una cosa che le piaceva, come per farsi accettare l’idea: «Quando piove giochiamo a nascondino». Quelle baracche immerse nel fango, sullo spiazzo di via Siviglia, vicino alla rotonda di Casalnuovo «sono piene di angoli dove puoi ficcarti senza essere visto». L’aveva sussurrato come se fosse una cosa bella. Questa volta, però, i carabinieri che l’hanno ritrovata stanno pensando di lasciarla nella casa famiglia, in attesa di chiarire con le indagini il suo rapporto con la famiglia rom: conta di più il diritto della natura o quello della cultura? Daniela ce l’avrebbe una sua risposta. Anche adesso che fa così freddo e il cielo è così basso, è riuscita a dire che sognava di veder la neve, fiocchi grossi come batuffoli di cotone che danzano nel cono di luce gialla di un lampione, che in fondo sarebbe un sogno così banale se non fosse quello di una bambina senza infanzia, e senza i disegni delle favole. La cosa più tragica è che fenomeni così ce ne sono più di quello che possiamo pensare, come assicura Carlotta Bellini, responsabile italiana di Save the Children: «Lo sfruttamento fino alla riduzione in schiavitù è un fenomeno molto diffuso che coinvolge tantissimi minori». Nel mondo, le vittime sono addirittura stimate in 2,7 milioni. Secondo i dati ufficiali, in Italia sono 54.559. Quelli che hanno aderito a un progetto di protezione sono 13.517. Secondo il dossier di Save the Children, però «questi numeri sarebbero sottostimati, perché moltissimi minori rimangono invisibili». Dentro a questa schiavitù da angiporti dickensiani, c’è di tutto, dal sesso all’accattonaggio allo sfruttamento del lavoro, come succede molto spesso nei campi di pomodoro e negli aranceti del meridione, dove i caporali della 'ndrangheta e della camorra costringono dei minorenni africani a turni massacranti per pochi spiccioli. Bambini dell’ India e del Bangladesh e altri ragazzi di colore sono impiegati invece nell’ allevamento di bestiame. Adolescenti nigeriane e dell’ Europa dell’Est vengono fatte prostituire, mentre la Procura di Roma aveva avviato delle indagini su un traffico di minori dall’Albania verso la Grecia e l’Italia per espianti illegali. Tra i Rom, infine, il fenomeno dell’accattonaggio è molto diffuso ed è quasi accettato. Una indagine congiunta della polizia italiana e francese ha sgominato proprio poco tempo fa una banda di bosniaci e croati che sfruttava dei bambini spostandoli da Roma a Parigi come pacchi postali. Cinque persone sono state arrestate. In testa alla piramide c’era il patriarca, Fehim Hamidovic detto Feo, di 58 anni, al quale erano destinati tutti i proventi dei reati commessi dai piccoli nelle stazioni delle metropolitane, rubando qualche portafoglio e chiedendo l’elemosina inginocchiati per terra sopra un sudicio cartone, se avevano meno di 3 anni. Non è che facessero cifre straordinarie: 500 euro al giorno, come risulterebbe dalle confessioni sui verbali, ma per Fehim e la sua famiglia era un ottimo stipendio. E a dire il vero, lo faceva quasi tutto lei, una ragazzina di 12 anni, che gli inquirenti non hanno mai saputo come si chiamasse veramente, perché aveva un mucchio di nomi falsi e tutte le volte che la fermavano, lei ne dava uno nuovo. Fehim ha detto, con terribile cinismo, che «era una fuoriclasse», rendendo a Madeline o a Uana, o a chiunque lei fosse nella realtà, una statura quasi assurda nella sua iperbole, come se la sua schiavitù potesse appartenere a una categoria superiore. «La sua specialità era lo scippo», avevano confessato gli altri della banda. Ma la cosa più crudele alla fine è che lei e Daniela, proprio come in un romanzo di Dickens, sono le due facce della stessa medaglia, come se fossero quasi la stessa persona o come se avessero la stessa vita, tutt’e due bambine sconfitte, senza un Natale e senza una favola da poter ascoltare. (Fonte: La Stampa)

2 commenti:

Anonimo ha detto...

forse non ho seguito bene le cronache di giornali e televisioni, ma mi sembra che di questa ragazzina si siano perse le tracce per diversi giorni senza che se ne parlasse decine di volte al giorno in tutte le salse, dal poliziesco al sociol...ogico ecc ecc.
Vorrei sbagliarmi, ma penso con sconforto che la sparizione di una ragazzina rom sembra essre una sparizione di serie B!

Adriana d'Amico(Caserta)

Anonimo ha detto...

ho letto con molto interesse, come madre e come zia di due ragazze poco piu' che diciottenni, due ragazze comunque fuori dal coro,e che comunque hanno le palle per non sentirsi emarginate in un mondo che vive solo di esteriore. Due sono a p...arer mio le grandi colpe di quello che oggi i giovani sono diventati, una e' dei media, col loro vergognoso, martellante, proporre modelli di veline e calciatori, di culi e addominali, di pacchi e eredita', di amici di maria e grandi fratelli, e tutto il resto. Da me, la tv non si accende piu'.
L'altra colpa riguarda la mia generazione, quella dei genitori, e anche quella dei nonni, l'arrivismo, il voler ottenere a tutti i costi potere e soldi,non per star tranquilli, ma per esibire gli status simbol.
E' deprimente da dire, ma il cattivo esempio viene proprio da loro, che predicano bene e razzolano male, e mandano il famoso doppio messaggio contradditorio.
Genitori ed educatori, tocca a noi essere coerenti, i ragazzi di questo hanno bisogno, oltre che di affetto

"Ines Scarati"(Taranto)