giovedì 24 novembre 2016

Giacinto Di PATRE: Che futuro ci sarà per i centri antiviolenza? Le donne vanno salvaguardate, non abbandoniamole"

CASERTA. Un vecchio detto recita: «Dietro a un grande uomo, c’è sempre una grande donna». Fa parte di quella infinita serie di luoghi comuni che andrebbero aggiornati sempre di tanto in tanto. Per continuare la serie, purtroppo potremmo anche scrivere che: «Dietro una donna minacciata di violenza, spesso amaramente non c’è nessuno». O, meglio, ribadiamo che: «Dietro la salvezza di una donna minacciata di violenza, c’è sempre un Centro antiviolenza». Oggi tutti noi capiamo la problematica di questo problema, girando con i reading di ferite a morte, monologhi teatrali sul femminicidio per questo tutta la problematica diventa virale perché, come ci hanno insegnato le ragazze dei Centri antiviolenza, ogni strumento è necessario quando la vita sembra senza uscita e i tuoi stessi genitori ti consigliano di non denunciare il tuo compagno violento per non rovinargli
completamente la vita. È in questa zona d’ombra e di dolore che i centri diventano l’unica ancora possibile di salvezza, un dolce luogo dove trovare chi ascolta, consiglia e protegge, offrendo anche un domicilio sicuro, ma soprattutto una protezione significativa. La prevenzione deve essere obbligatoriamente necessaria, insieme alle denunce da presentare alla polizia. Oggi bisogna combattere il deserto di solitudine e di totale silenzio. È qui che chi lavora nei Centri deve riuscire ad intervenire ma soprattutto a salvare le vite umane. Non si può più sbagliare oggi, si devono tutelare i centri, bisogna costringere la chiusura di questi centri specializzati, battendosi contro la sospensione della attività, bisogna oggi dire no alla scadente burocrazia che significa ributtare migliaia di vittime in quel mare sconosciuto in cui la violenza dei mostri può avere la meglio su tutte le donne. Tuttavia, le risorse già assegnate non sono disponibili! Quando ci saranno? Non si sa, intanto i centri chiudono, poi si vedrà. Bisogna impedire tutto questo, ma soprattutto bisogna lodare il lavoro delle volontarie, delle avvocatesse e delle semplici centraliniste attaccate al telefono 24 su 24, un filo sottile cui spesso è legata la nostra amara vita. Come si fa a non capire che questi strumenti sono necessariamente essenziali per la lotta che, a chiacchiere, tutti dicono di voler combattere? Bisognerebbe rendere operativa una task force permanente che si preoccupi di assicurare ai centri ossigeno continuativo, mettendoli al riparo dai ritardi, ma soprattutto dalle maledette beghe burocratiche che vanificano ogni possibile sforzo. Se i fondi ci sono, ma soprattutto se sono stati assegnati, si pensi a un fondo d’urgenza per coprire la triste lentezza delle amministrazioni, per evitare le chiusure improvvise e spezzare quel famoso filo di speranza che può fare la differenza significativa tra la vita e la morte. Va bene il giorno della donna, va bene dare il benvenuto agli uomini solidali ed ai pulmini delle forze dell’ordine sparsi nella città, va bene tutto. Ma non disperdiamo un patrimonio già forte e operativo, sempre attivo nell’enorme zona d’ombra di cui ci accorgiamo solo quando i riflettori della cronaca nera illuminano i casi dove non c’è più niente da fare. (Articolo  del giornalista  Di Patre Giacinto )

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