giovedì 16 febbraio 2012

Caso CELENTANO: Don Andrea GALLO prete da marciapiede difende l'artista "scomodo"

SAGGE e cariche dell'esperienza di una vita a servizio degli ultimi, le parole di don ANDREA GALLO prete di marciapiede sul caso CELENTANO:

"Le posizioni di Adriano non vanno contro il messaggio di Gesù e il Vangelo dice: Parlate in ogni occasione, opportune et inopportune"


L'INTERVISTA/La difesa di Don Gallo: «L'omelia del Molleggiato? Condivisibile»


di Simona Orlando


ROMA - Don Gallo è il prete da marciapiede che il Molleggiato ha risparmiato nel suo attacco sanremese, l’angelicamente anarchico che ha dedicato la vita agli ultimi e ha lo sguardo tarato sempre in fondo alla fila.


Cosa pensa dell’intervento di Celentano?

«Son rimasto. Si è presentato come un cristiano che dà il suo grido. L’obbedienza cieca non è una virtù. Il dissenso verso la Chiesa che amiamo è un atto di fedeltà ai suoi principi fondamentali e le reazioni scomposte a posizioni scomode come la sua sono un segno vitale»

Condivide la sua omelia?

«Sì. Forse senza saperlo, Adriano ha citato il concetto dei monaci benedettini: la vita non è tolta ma trasformata. La morte è dura separazione ma percorso verso il nuovo, esplorazione. E i defunti sono invisibili ma non assenti»

L‘Avvenire e Famiglia Cristiana andrebbero chiusi?

«E’ una provocazione, un’iperbole. Lui è troppo intelligente per non credere nella libertà di stampa. Ha criticato per incitarli a parlare dei problemi della gente in maniera più pastorale »

Che pensa del suo cachet?

«Gli hanno fatto critiche insostenibili. Se non avesse detto niente lo avrebbero accusato di poca trasparenza e poi se andiamo a vedere la lista dei compensi enormi ingiustificati... Credo che in questo caso dichiarare la beneficenza sia uno stimolo per i più ricchi a venire allo scoperto e avviare una riconciliazione coi poveri»

Cosa l’ha colpita del monologo?

«La partenza-catechesi: per quale fine siamo stati creati. E l’insistenza sul Paradiso, perché l’inferno lo conosciamo bene. Non ha dato immagini dell’aldilà di questa o quella religione e io lo condivido. Il paradiso non è un luogo ma uno stato, la vita eterna è evoluzione dell’uomo in un amore immenso»


Celentano deve chiedere scusa?

«A chi? I cristiani sono Ecclesia, cioè assemblea, dove ognuno ha diritto e dovere di parlare e accetta la correzione fraterna. Le posizioni di Adriano non vanno contro il messaggio di Gesù e il Vangelo dice: Parlate in ogni occasione, opportune et inopportune»

Deve usare toni più moderati?

«Bisogna schierarsi animosamente con gli oppressi. Cristo era tanto moderato che si fece mettere in croce per le sue idee»

Nel Giudizio Universale di Celentano lei è l’unico a salvarsi...

«Ne ho commessi di peccati, ma ho un confessore di manica larga. Citandomi Adriano mi ha dato tenerezza. E’ stato come ricevere una carezza, un incoraggiamento a proseguire il mio cammino con gli ultimi. A ottantaquattro anni»


Giovedì 16 Febbraio 2012 - 10:58
 
Fonte: Il Messaggero
 
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2 commenti:

Monica ha detto...

Sono una cristiana e ripeto le parole di Don Gallo "L'obbedienza cieca non è una virtù" la storia ce lo insegna.Celentano è un vero artista,invece di indignarci e polemizzare su queste questioni gli italiani non si sono indegnati su scandali,corruzioni e bunga bunga. Abbiamo forse perso la fede,la speranza in un mondo migliore.Signore dacci la luce interiore per comprendere e guardarcidentro,Signore dacci la sapienza per usare i nostri talenti.Monica

ufficiostampaprovinciale ha detto...

Giustissima osservazione che condividiamo in pieno e sosteniamo fortemente. Bisogna implorare incessantemete il dono del discernimento e del Coraggio di essere voci scomode, per non rischiare di affondare nella trappola di una chiesache cammina a braccetto con "mammona", quando sappiamo che Gesù condannò i mercanti del tempio cacciandoli via:" La mia casa é casa di prehiera, voi ne avete fatto una spelonda di LADRI!" Grazie per il suo intervento!