domenica 17 maggio 2015

Caserta- Martedi 19 Maggio 2015 alla Biblioteca Diocesana presentazione del libro: "La Grande Menzogna" sulla sporca guerra. Di Sergio Tanzanella, Valerio Gigante e Luca Kocci Ed.ne Dissensi

PERCHE' OGGI SI FA DEL TUTTO PER NASCONDERE LA PACE? PERCHE' TIRARE FUORI CERTI ARGOMENTI E' SCOMODO. INVECE PIU' SE NE PARLA E PIU' SI INFASTIDISCE
QUESTO SISTEMA MAFIOMASSONICO. PARLARE DI PACE OGGI E' UN ARGOMENTO PIU' CHE SCOMODO PERCHE' SCOMODA LE COSCIENZE E LE LOBBY MAFIOMASSONICHE GUERRAFONDAIE CHE HANNO IN MANO IL POTERE MONDIALE. INVECE NOI PICCOLI "DAVIDE" IN MEZZO AI TANTI GIGANTI "GOLIA" CONTINUEREMO A PARLARNE E A GRIDARLO A SQUARCIAGOLA. PIU' LA NASCONDETE E PIU' LA GRIDEREMO LA PAROLA PACE. PIU' LA NASCONDETE E PIU' LA GRIDEREMO LA VERITA', PERCHE' SOLO LA VERITA' VI FARA' LIBERI. E LA PACE SI FONDA SULLA VERITA' DEI FATTI E DELLE AZIONI!

http://www.dissensi.it/content/la-grande-menzogna-di-valerio-gigante-sergio-tanzarella-e-luca-kocci.html
Questo è un libro interessantissimo che andrebbe studiato e letto durante gli incontri culturali e nelle scuole, in cui vengono spiegati tutti i retroscena della sporca guerra. Per l'affermazione della cultura della Pace è necessario formarsi e conoscere anche queste cose. h Lo sapevate che mentre i cappellani militari italiani – a cui venne proibito di utilizzare la parola “pace” – benedivano le armi che servivano ad uccidere o intonavano Te Deum di ringraziamento per le stragi perpetrate nei confronti dei nemici, plotoni di prostitute venivano inviate dagli Stati maggiori al fronte per tenere alto il morale della truppa? Che nonostante la martellante propaganda e l’esaltazione dell’eroismo dei soldati, suicidi, automutilazioni, disturbi mentali di ogni tipo e alcolismo erano tra i fenomeni più diffusi tra i militari in trincea? Che le mazze ferrate erano tra gli strumenti in dotazione agli eserciti per finire come bestie al macello i soldati agonizzanti, specie dopo aver usato contro di loro i gas asfissianti? Che i fanti che esitavano a lanciarsi all’assalto del nemico venivano trucidati dai carabinieri appostati alle loro spalle? Che per essere fucilati bastava anche solo tornare in ritardo dopo una licenza, oppure venire sorpresi a riferire o scrivere una frase ingiuriosa contro un superiore? E che ai prigionieri di guerra italiani, considerati vili, imboscati e disertori, il nostro governo, unico tra i Paesi belligeranti, non inviò alcun aiuto che ne alleviasse le terribili condizioni di detenzione? Questi ed altri fatti sono noti agli studiosi ed agli specialisti ma non al lettore (italiano) medio, perché buona parte della pubblicistica divulgativa ha quasi sempre presentato la prima guerra mondiale in termini eroici, ridimensionando o nascondendo gli aspetti più tragici del conflitto. Questo libro vuole invece raccontare in maniera documentata e rigorosa, ma con un ritmo agile e un approccio adatto anche ai “non addetti ai lavori”, alcune delle questioni meno conosciute e più controverse dell’ingresso, della partecipazione e della memoria della “grande guerra” degli italiani. Un “antidoto” alle celebrazioni retoriche ed acritiche del centenario dell’ingresso dell’Italia nella I guerra mondiale. Un invito ad una memoria generatrice di coscienza, che sia strumento per leggere il presente e soprattutto produrre futuro. Il più possibile diverso dal passato che ancora grava, pesantemente, sulle nostre spalle.

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