giovedì 19 aprile 2012

Dura condanna per il gravissimo atto di razzismo accaduto sul volo Roma -Tunisi del 18 Aprile 2012


Dura condanna per il gravissimo episodio di razzismo consumatosi a bordo del volo Roma - Tunisi del 18 Aprile 2012. Se io mi fossi trovata su quel volo, avrei protestato immediatemente contro il capitano e le
presunte forze dell'ordine per quel gesto disumano ( da quello che si legge sulle notizie in giro, pare che l'azione dell'imbavagliamento non entri in alcun paramentro o codice di sicurezza e che neanche il capo di polizia Manganelli fosse stato informato della cosa..). In segno di protesta e di "solidarietà" con i fratelli immigrati avrei messo in atto un' azione diretta nonviolenta, mi sarei inbavagliata anch'io con quello che avrei trovato tra le mani. Ricordo che questi esseri, trattati come "robaccia sporca"  non sono bestie, ma esseri 
umani identici a noi. Sono la nostra umanità, il nostro prossimo, quel prossimo  dove si nflette il volto di DIO! E che Dio stesso ci dice di amare e di rispettare come noi stessi. Ma come si PUO' arrivare a tanto? E come si può giustificare l'assenza di reazioni e di proteste da parte dei passeggeri? Se questi 2 tunisini fossero state persone davvero pazze e pericolose, come qualcuno ha avuto il coraggio di asserire, avrebbero dovuto trattarle in maniera diversa. Ci sono adeguate misure e metodologie da applicare in casi del genere,  ma imbavagliarle con nastro adesivo per pacchi, é una cosa davvero assurda ed é sconcertante che si possa arrivare così in basso. Questa situazione rivela la drammaticità del tempo che stiamo vivendo, dove l'uomo sempre più privo e lontano dai valori fondanti, é in preda al caos e alla confusione che lo imprigiona nel tunnel dell' oscurità e dell'indifferenza. Piuttosto, a me viene da dire che "i veri pazzi", o meglio coloro che hanno acconsentito all' imbavagliamento con nastro adesivo dei 2 tunisini e che avevano tentato di rispondere all'autore della foto (vedi sopra, la foto ha fatto il giro del web) che tutto ciò era normale e che faceva parte della procedura,  siano proprio loro, ovvero gli "autori" dell'insano gesto.Fateci capire un pò meglio, ma a QUALE PROCEDURA vi riferite? Possibile che in voi non ci sia stato un sussulto di coscienza mentre vi accingevate a imbavagliare quei 2 poveretti? Un plauso dunque al regista "FRANCESCO SPERANDEO" autore della foto (per questo che servono le foto...), al quale va il mio sentito ringraziamento, innanzitutto per non avere acconsentito con il proprio silenzio (il silenzio uccide come la mafia) l'ennesimo atto di ingiustizia e per avere documentato con "coraggio" e denunciato con altrettanto "coraggio" questa grave forma di abuso e di violazione dei diritti umani a danno degli ultimi. DOVE STA dunque l'UMANITA'? Che fine stiamo facendo? NON fare agli altri ciò che non vuoi venga fatto a TE. Prima di azzardare giudizi superficiali sull'accaduto, poniamoci questa domanda? "E se al posto di questi 2 poveretti ci fossimo stati noi o i nostri parenti? Come ci saremmo sentiti?  L' INDIFFERENZA UCCIDE! Il mondo sta andando a capofitto... Ma l'uomo scellerato pagherà solo le conseguenze di quanto seminato e costruito sui CASTELLI di SABBIA, così come fu per il destino di Babele..La STORIA insegna! Chi é  invece per la PACE  ha il sacrosanto dovere di essere Obiettore di coscienza e quindi di DISOBBEDIRE al SISTEMA INGIUSTO! L'Obbedienza non é più una virtù!Così ci ricordava d. Lorenzo Milani, profeta di pace. VERGOGNA! (da Agnese Ginocchio- Testimonial per la Pace 19 Aprile 2012 )

Leggi articolo sui fatti accaduti 

Articolo pubblicato sull' UNITA'

Migranti con scotch in bocca? Mi hanno detto che era normale"

Non fosse stato per lui nessuno ne avrebbe saputo nulla. Francesco Sperandeo, aiuto-regista in Tunisia ha avuto la prontezza di documentare il rimpatrio di quei due stranieri che viaggiavano sul suo stesso volo Roma-Tunisi.

Articolo di: Mariagrazia Gerina - unita.it      
Non fosse stato per lui nessuno ne avrebbe saputo nulla. Francesco Sperandeo, aiuto-regista di tante fiction televisive e regista di un cortometraggio girato in Tunisia (Bab al Samah. La Porta del perdono»), però, ha avuto la prontezza di documentare il rimpatrio di quei due stranieri che viaggiavano sul suo stesso volo Roma-Tunisi. «Nastro marrone da pacchi attorno al viso per tappare la bocca e fascette di plastica per bloccare i polsi». Protestare - racconta - non è servito a nulla. E però: «Sono riuscito comunque a rubare una foto!», si è messo a ticchettare su Facebook qualche ora dopo, postando quell’immagine che ha fatto il giro della rete, fino a diventare questione di cui il ministro dell’Interno dovrà riferire al Parlamento.

Come è andata?
«Stavo viaggiando per lavoro. Sono salito sul volo Alitalia Roma-Tunisi delle 9.20. Loro erano già a bordo, in fondo all’aereo. E avevano il nastro marrone da pacchi a tappare le bocca, mentre i polsi erano bloccati con delle fascette di plastica».

Cosa ha fatto quando li ha visti?
«Insieme a un collega con cui stavo viaggiando ci siamo alzati, siamo andati in fondo all’aereo e abbiamo chiesto per quale motivo quei due venissero trattati in quel modo».

Chi erano quelli a cui vi siete rivolti?
«Non so precisamente, credo fossero agenti».

Cosa vi hanno risposto?
«Ci hanno risposto che si trattava di una normale operazione di polizia, che non potevano darci spiegazioni e che dovevamo tornare al nostro posto

. Allora ho gridato: non credo che sia normale mettere il nastro attorno alla bocca di una persona. Non importa cosa avessero fatto, né per quali motivi venissero rimpatriati. Qui si tratta di diritti umani. Nulla, io credo, giustifica un trattamento di questo tipo. Per questo io e il mio collega abbiamo reagito: non potevamo guardare quella scena senza fare nulla».

Anche gli altri passeggeri hanno protestato?
«No, niente affatto. Anzi: hanno gridato a noi di tornare a posto, perché stavamo ritardando la partenza dell’aereo. Una indifferenza che mi ha davvero impressionato».

Dopo le vostre proteste, gliel’hanno tolto il bavaglio?
«Non subito. Hanno aspetto che l’aereo decollasse e poi gliel’hanno tolto».

Hanno detto qualcosa a quel punto?
«Parlavano in francese. Si lamentavano di essere stati trattati in quel modo».

Ha avuto modo di parlarci direttamente o di capire chi fossero?
«No».

Però ha scattato una foto e poi quando è sceso dall’aereo l’ha pubblicata su Facebook, perché?
«Perché volevo diffondere quanto più possibile quello che avevo visto. Mi sentivo impotente, perché non avevo potuto fare nulla. Sentivo che tutti noi che avevamo assistito a quella scena avevamo perso qualcosa: i due tunisini, gli agenti che li accompagnavano, noi passeggeri».


Fonte: www.unita.it

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