sabato 7 maggio 2022

10 Maggio la “Marcia della Fiaccola della Pace”. Il cammino della Nonviolenza della “Fiaccola della Pace” giunge a Riardo per chiedere il "Cessate il Fuoco". Reportage foto


 


 10 Maggio la “Marcia della Fiaccola della Pace”. Il cammino della Nonviolenza della “Fiaccola della Pace” giunge a Riardo per chiedere il "Cessate il Fuoco" Fermatevi! La guerra è una follia. Accendiamo la Pace. Continuano le mobilitazioni del Movimento per la Pace organio promotore della “Fiaccola della Pace”, lo storico evento partito dall’anno 2014 che ha toccato a tappe tantissimi comuni della nostra terra coinvolgendo Scuoleed Enti locali, che fa parte dei percorsi della memoria storica dei 100 anni della grande guerra ad oggi. L’ Istituto Comprensivo “G.Falcone-P.Borsellino” ( sede dell’Istituto scolastico di Riardo ), aderendo all’ invito del Movimento Internazionale per la Pace la Salvaguardia del Creato III Millennio, con il Patrocinio del Comune di Riardo, organizza la Marcia per la Pace. La manifestazione si svolge in un particolare momento storico, la guerra Russo-Ucraina si somma in maniera drammatica ai tanti conflitti ancora presenti in tante aree del Mondo. Non c’è tempo da perdere bisogna mobilitarsi. La scuola, deputata alla formazione dei giovani scende in campo per esprimere il “No War” unendosi così alle tante mobilitazioni che si stanno tenendo ovunque in sinergia alla rete nazionale. Lo storico evento si svolgerà martedi 10 Maggio a partire dalle ore 10:00.

Di seguito si riporta il programma di massima.
Ritrovo e partenza Via Giovanni XXIII ( aree pertinenziali dell’Istituto scolatico). Percorso: Via Foscolo, Casa Comunale. Via San Leonardo, Via Dante Alighieri. Gli interventi si terranno davanti alla sede Comunale dove avverrà la cerimonia di messa a dimora, preceduta dalla benedizione da parte del parroco, dell’Albero della Pace, dedicato a
“tutti i caduti e alle vittime delle guerre, stragi, attentati, terrorismo, criminalità,
violenze e mafie”, e ai martiri della resistenza antifascista di Riardo,
dai 100 anni ad oggi . “In Solidarietà con il popolo Ucraino”.
Seguirà la declamazione dell’Appello “Cessate il Fuoco” per un’ “Europa di Pace” da parte del delegato del Movimento per la Pace, la Sigla del “Patto di Pace” con la Scuola, con la nomina di “Scuola di Pace” e la consegna dell’ Attestato di “Encomio di Pace” al Comune “Partigiano della Resistenza”.
Saluti del Sindaco Armando Fusco, del Dirigente scolastico Vincenzo Di Lauro, dell’Assessore alla P. Istruzione Gina Betti, del Parroco, della Presidente del Movimento per la Pace Agnese Ginocchio, del Presidente ANCR sezione locale, del Referente ANPI provinciale e dei rappresentanti delle Istituzioni e Associazioni storico - culturali presenti. Seguiranno gli interventi degli alunni realizzati con i docenti sul tema della Pace.
In sinergia all’appello e alle mobilitazioni lanciate dalla Rete Nazionale Pace e Disarmo, Movimento Nonviolento, Peacelink, Tavola della Pace - Marcia Perugia Assisi, Scuole di Pace, Enti Locali per la Pace, Pax Christi e all’appello di Papa Francesco, per chiedere al Governo italiano di impegnarsi con l’UE nel promuovere un’ Europa di Pace. Cessi il conflitto armato in Ucraina e si usi la strada della diplomazia e del dialogo. In Solidarietà con il popolo ucraino per dire “NO alla Guerra e a tutte le guerre nel mondo. Fermatevi! Accendiamo la PACE” Fermiamo questa follia! La Pace è l’unica strada agli scontri di civiltà. Si invita la Cittadinanza a partecipare nel rispetto delle attuali norme di contenimento del virus covid-19. Oggi più che mai, non basta dire “pace, pace”. Occorre essere pronti a farla, in prima persona. Il pericolo è sempre più grande. Condividiamo tutti una responsabilità. Se non sapremo opporre alla guerra una “decisa volontà della Pace” verremo travolti.
L’alternativa alla guerra esiste ma serve la volontà politica di realizzarla. Per spingere i governi sulla via della Pace deve crescere dal basso un grande movimento di cittadini e istituzioni per la Pace.
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Per riflettere si unisce il documento pubblicato in Rete all’indomani della Marcia straordinaria per la Pace “Perugia Assisi”:
Ci sono tanti modi per fare la pace, tranne uno: la guerra. La guerra è sempre un “omicidio in grande”, una lunga scia di sangue, sofferenze, distruzioni, odio, vendette. Sugli orrori e le macerie della guerra alcuni promettono di scrivere la parola pace ma è un grande imbroglio perché alla spirale distruttiva della guerra, della violenza, dell’odio, delle vendette e del dolore non c’è fine.
Dopo settanta milioni di morti e la fine della seconda guerra mondiale, alcune donne e uomini di paesi diversi hanno cercato di mettere al bando la guerra creando le Nazioni Unite, ideando una forza di polizia internazionale e promuovendo un nuovo diritto internazionale fondato sul principio della eguale dignità della persona umana e dei popoli. Allo stesso tempo, in Europa, altri leader politici, uniti nello sforzo di scongiurare altre catastrofi, convinti che la sovranità assoluta degli stati fosse all’origine della guerra, immaginarono un’Europa unita e solidale e avviarono la costruzione dell’Unione Europea dando vita alla Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio.
La realtà dei nostri giorni descrive, purtroppo, un mondo molto diverso: un mondo in guerra dominato dallo scontro tra i più diversi interessi personali, nazionali e economici. Anziché cogliere le straordinarie opportunità offerte dalla fine della guerra fredda e dalla caduta del Muro di Berlino, si è scelto di inseguire il disegno di un ordine mondiale gerarchico fondato sulla legge del più forte e sul presunto “diritto di fare la guerra”, sulla de-regulation istituzionale ed economica e sulla competizione selvaggia. L’aggressione russa dell’Ucraina è figlia di questo schema di guerra globale che ora ci minaccia sempre più da vicino.
Dal 24 febbraio è in corso una drammatica escalation militare che sta facendo strage di vite umane e che minaccia di condurci alla catastrofe nucleare. Dinnanzi a questa drammatica realtà, all’invasione russa, al legittimo diritto alla resistenza dell’Ucraina e alle sue richieste di aiuto, molti governanti si sono arresi allo schema della guerra continuando a fornire armi senza assumere alcuna seria iniziativa di pace. A nulla ancora sono valsi gli appelli ininterrotti di Papa Francesco e di tanti cittadini a fare ogni sforzo per fermare la follia della guerra. A prevalere oggi sembra essere la cieca volontà di continuarla inseguendo la tragica illusione, già smentita dalla storia più recente, di poterla vincere. Le conseguenze dell’escalation militare sono terrificanti. In Ucraina la macchina della guerra continua a uccidere e distruggere senza pietà violando tutti i diritti umani. In Europa si sta scivolando verso la recessione e un’economia di guerra che toglierà il respiro a molti giovani e famiglie. In un mondo sempre più insicuro si accelera un cambio radicale delle relazioni internazionali, a scapito della libertà e della democrazia, che alimenta un groviglio di crisi, conflitti, ingiustizie e violazioni dei diritti umani.
E’ in questo contesto, foriero di violenze e sofferenze, divisioni e contrapposizioni a tutti i livelli, che siamo chiamati a riscoprire il dovere di fare la pace.
La pace è l’interesse primario di tutte le genti e le nazioni. La pace è la priorità. Abbiamo bisogno di pace come i polmoni hanno bisogno dell’ossigeno. Per questo, i governanti hanno la responsabilità primaria di lavorare incessantemente per fermare la guerra e creare le condizioni per ricostruire la pace. Se non lo fanno vengono meno alla loro stessa ragion d’essere.
Il momento è pericolosissimo. Se non sapremo opporre alla guerra una “decisa volontà della pace” saremo travolti. L’Unione Europea, insieme ai governi e parlamenti degli stati membri ha, più di ogni altro, il dovere politico, istituzionale e morale di prendere l’iniziativa per scongiurare il peggio che deve ancora venire, per salvare la vita degli ucraini e di tutti gli innocenti che stanno morendo sotto le bombe e per proteggere i propri cittadini dalle tragiche conseguenze della guerra. Sono loro che in questi giorni stanno decidendo se sarà la pace o la guerra a scrivere il futuro nostro e dell’Europa. A loro torniamo a dire: le sorti dell’Ucraina, dell’Europa, del diritto all’autodeterminazione dei popoli, della libertà, della democrazia e della pace nel mondo sono troppo importanti per essere lasciate nelle mani dei signori della guerra. L’art. 21 del Trattato sull’Unione Europea stabilisce espressamente che “l’Unione promuove soluzioni multilaterali ai problemi comuni, in particolare nell’ambito delle Nazioni Unite e opera al fine di preservare la pace, prevenire i conflitti e rafforzare la sicurezza internazionale, conformemente agli obiettivi e ai principi della Carta delle Nazioni Unite, nonché ai principi dell’Atto finale di Helsinki e agli obiettivi della Carta di Parigi”.
Restituiamo la parola alla politica
Per spezzare la spirale mortifera dell’escalation, è necessario togliere la parola alle armi e restituirla alla politica. Non è vero che non si può fare niente.
Invece della corsa alle armi si può alimentare una lungimirante sequenza di iniziative politiche improntate alla ricerca delle condizioni di una pace giusta e duratura.
Invece dei propositi di vittoria, vendetta e umiliazione che stanno portando ad una guerra totale si possono ricreare le condizioni per la ripresa del dialogo politico.
Invece di coltivare il disegno impraticabile dell’isolamento della Russia si può proporre di riporre le armi per costruire assieme in Europa un sistema di sicurezza comune dall’Atlantico agli Urali basato sul disarmo, i diritti umani, il diritto all’autodeterminazione dei popoli e i diritti delle minoranze. Così come nel 1975 la Conferenza per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa con l’Atto finale di Helsinki rappresentò la risposta politico diplomatica all’esigenza di aprire canali di dialogo tra i paesi appartenenti ai due blocchi contrapposti dell’Est e dell’Ovest, oggi dobbiamo lavorare alla costruzione della Casa Comune Europea e dare vita ad un sistema di sicurezza paneuropeo nella prospettiva di una federazione europea che riunisca tutti gli stati del nostro continente.
Invece di continuare a svilire le Nazioni Unite si può impegnare il Segretario Generale dell’Onu e l’Assemblea Generale ad avviare un negoziato globale per la pace in cui tutti i governi del mondo, a cominciare dalle grandi potenze, siano chiamati ad affrontare i veri nodi globali dello scontro, assumendosi la responsabilità di scegliere la via della pace anziché la via della guerra (perché non lavorare ad una Conferenza mondiale della pace?). “Garantire la sicurezza e la pace è responsabilità dell’intera comunità internazionale. Questa, tutta intera, può e deve essere la garante di una nuova pace.” “Se la voce delle Nazioni Unite è apparsa chiara nella denuncia e nella condanna ma, purtroppo, inefficace sul terreno, questo significa che la loro azione va rafforzata, non indebolita.”
Invece di continuare la corsa al riarmo e aumentare le spese militari possiamo investire sulla promozione della sicurezza umana perseguendo l’attuazione del diritto di tutti ad una esistenza e un lavoro dignitoso, alla salute, alla formazione, alla casa, a vivere in un ambiente sano e bello.
L’alternativa alla guerra esiste ma serve la volontà politica di realizzarla.
“La pace non si impone automaticamente, da sola, ma è frutto della volontà degli uomini.” Fare la pace è una cosa seria che va presa sul serio. “E’ una costruzione laboriosa, fatta di comportamenti e di scelte coerenti e continuative, non di un atto isolato” di qualcuno. La ricerca della pace deve essere perseguita, come ci ricordava Robert Schumann “con sforzi creativi, proporzionali ai pericoli che la minacciano”.
“Alla comunità internazionale tocca ora un compito: ottenere il cessate il fuoco e ripartire con la costruzione di un quadro internazionale rispettoso e condiviso che conduca alla pace.”
Per spingere i governi sulla via della pPce deve crescere dal basso un grande movimento di cittadini e istituzioni per la pace. La Marcia PerugiAssisi della Pace e della fraternità, che il 24 aprile ha riunito decine di migliaia di persone, famiglie, associazioni e istituzioni di diverso orientamento culturale, politico e religioso, ha generato molte energie positive.
Chiediamo a gran voce la Pace
Insieme con Papa Francesco, invitiamo tutte le donne e gli uomini di buona volontà a continuare a “chiedere a gran voce la pace, dai balconi e per le strade”. In ogni città, in ogni quartiere, in ogni scuola e università, in ogni luogo di lavoro nasca un gruppo, un comitato, un’iniziativa per la pace. Gli Enti Locali, richiamando gli statuti che riconoscono la pace come diritto fondamentale della persona e dei popoli, raccolgano la domanda di pace dei propri cittadini e facciano di ogni territorio un laboratorio della pace che vogliamo per il mondo.
Costruiamo un argine alla propaganda di guerra
Questo è il tempo in cui dobbiamo accrescere la capacità dei costruttori e delle costruttrici di pace di contrastare i discorsi di guerra che hanno invaso le televisioni con discorsi di pace sempre più competenti, approfonditi e credibili. Alla propaganda di guerra e alle campagne di persuasione dell’opinione pubblica che straripano nei grandi mezzi di comunicazione (già vietate dall’articolo 20 del Patto internazionale sui diritti civili e politici) contrapponiamo un capillare lavoro quotidiano di formazione e crescita culturale personale e collettiva che valorizzi le energie positive dei giovani. Ai piani di guerra fondati sulla legge del più forte contrapponiamo piani di pace fondati sul buon senso. Alla logica amico-nemico contrapponiamo la costruzione della fraternità universale.
Anche noi dobbiamo fare Pace
Questo è anche il tempo in cui dobbiamo contrastare la diffusione di sentimenti di impotenza e di rassegnazione. La guerra si nutre del silenzio, della passività e quindi della complicità delle vittime. Al contrario, la pace abbisogna del contributo fattivo di tutti e di ciascuno.
Prendiamoci cura gli uni degli altri
In questi tempi di guerra, mentre cresce il dolore sociale e si aggravano le crisi economiche, ambientali, politiche e umanitarie, tutti siamo chiamati a fare la pace sviluppando la nostra capacità di cura degli altri, partendo dai più bisognosi, dai più fragili e dai più piccoli, allargando il nostro sguardo e la nostra preoccupazione all’intera famiglia umana e al pianeta che ci accoglie. Solo attraverso questo prezioso lavoro quotidiano, dal basso, con il contributo insostituibile di ogni persona, sarà possibile rispondere al bisogno umano primario della pace.
Facciamo crescere la società della cura
E’ la società della cura che deve crescere in ogni luogo: donne, uomini, giovani e anziani che si prendono a cuore gli altri anziché pensare solo a sé stessi, che praticano la cultura della solidarietà anziché la cultura dell’indifferenza, che cercano il bene comune anziché quello individuale, l’interesse generale anziché quello particolare, l’amicizia sociale anziché la competizione selvaggia. E’ così che le persone, con piccole e grandi responsabilità, dentro e fuori le istituzioni, fanno la pace, tutti i giorni, in modo artigianale.
Oggi più che mai, a nulla vale invocare la pace se non si è disponibili a farla in prima persona.
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Tu cosa scegli?
Ripetiamo. L’invasione russa dell’Ucraina è un crimine. Gli ucraini sono stati aggrediti, hanno il diritto di resistere e noi abbiamo il dovere di aiutarli. Ma nessuno si può permettere di ignorare le conseguenze delle proprie azioni. Per questo dobbiamo decidere: continuiamo sulla via della guerra o scegliamo la via della Pace?
La via della guerra: Legge del più forte, Volontà di potenza e di dominio, Pressione militare ed economica, Escalation militare, Fornitura di armi, Guerra totale globale, Uso della bomba atomica, Guerra infinita, Yalta, Strategie dello scontro, Disumanesimo, Vittoria o morte, Corsa al riarmo, Aumento delle spese militari, Eserciti nazionali, Violenza, Segreto militare, Sicurezza armata, pace negativa, Ordine internazionale gerarchico / imperiale, Alleanze militari, Interesse nazionale – Nazionalismo, Autoritarismo, Società chiusa, Costruzione di muri, Economia di guerra, Competizione globale, Sfruttamento selvaggio delle risorse e dell’ambiente naturale, Sicurezza nazionale armata, Controllo e manipolazione dell’informazione, Propaganda di guerra, Respingimenti, Odio e vendetta.
La via della Pace: Legalità, diritto e democrazia internazionale, Legalità, diritto e democrazia internazionale, Dialogo e negoziato politico – Distensione – Ricerca di accordi, De-escalation militare, Iniziativa politica – Cessate il fuoco – Corridoi umanitari, Ripudio della guerra, Eliminazione delle armi di distruzione di massa, Coesistenza pacifica, Helsinki, Arte dell’incontro, Dovere di proteggere ogni vita, Soluzione negoziata del conflitto, Disarmo, Riduzione delle spese militari, Polizia internazionale delle Nazioni Unite, Nonviolenza, Verità e trasparenza, Sicurezza comune – Divieto dell’uso della forza, Pace positiva, Ordine internazionale democratico, Onu e organizzazioni internazionali democratiche regionali, Europeismo – Cosmopolitismo, Diritti umani – Riconoscimento e rispetto delle minoranze, Società aperta, Costruzione di ponti, Economia sociale e solidale – Economia della fraternità, Sviluppo Umano, Cura dell’ambiente e del pianeta – Conversione ecologica, Sicurezza umana, Libertà d’informazione, Educazione alla pace, ai diritti umani e alla cittadinanza glocale, Cooperazione, condivisione e accoglienza, Perdono e riconciliazione.
(Riflessioni e proposte, maturate nell’incontro “La via della Pace” svoltosi ad Assisi il 23 aprile scorso e curate da Flavio Lotti e Marco Mascia)

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