martedì 26 maggio 2015

La resistenza attiva può essere ancora piú efficace se diventa lotta nonviolenta di massa

La resistenza attiva può essere ancora piú efficace se diventa lotta nonviolenta di massa col sabotaggio, col boicottaggio e la disobbedienza civile. Sono nonviolenta per quello che sento, per ciò
che mi fa ridere e mi fa piangere, prima ancora che per quello che penso o che apprendo dai libri o imparo da attivisti piú esperti di me. Sono nonviolenta perché la violenza sui corpi delle persone mi fa dolore. Qualunque causa di giustizia si infrange di fronte alla somma ingiustizia di sopprimere una vita umana. Capitalismo e guerra sono le due facce della stessa medaglia: entrambi calpestano quel meraviglioso mistero che è la vita umana. Credo che tocca a noi aprire le porte di quell'altro mondo possibile, ma la chiave non può essere la giustificazione delle lotte violente del Novecento. La chiave sta nell'utopia concreta della nonviolenza. Ovvero nel fondare il tabú dell'uccidere, nel trasformare il sentimento del lutto in elemento di una nuova antropologia, in processo di civilizzazione. Imparare a lottare per la giustizia senza armi e senza violenza potrebbe portarci molto lontano. Potremmo riuscire a dimostrare che non è possibile governare il mondo con le armi e togliere completamente consenso ed egemonia ai signori della guerra che alle armi ci hanno lungamente educato. La PACE si fonda sulla pratica della nonviolenza attiva, e la PACE è davvero l'unica strada agli scontri di civiltà.

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