lunedì 18 maggio 2015

IL LAMENTO DELLA PACE. GLI UOMINI ESALTANO LA PACE MA NON LA AMANO (Erasmo da Rotterdam)


La Pace ama gli uomini. Ma gli uomini sembrano non amare la pace e continuano a scegliere la guerra, rovinando cosí se stessi. Non è questa una forma di pazzia? 

Il lamento della Pace

 Se gli uomini mortali mi voltassero la faccia, mi espellessero e respingessero pur ingiustamente ma con loro profitto, mi affliggerei soltanto dell'oltraggio a me inflitto e del torto da loro commesso. Sennonché, respingendomi, essi rimuovono da sé la sorgente di ogni umana felicità e si attirano la marea di tutte le sventure. E allora devo compiangere piú l'infelicità loro che
il mio oltraggio, e mentre avrei preferito soltanto l'inveire, mi trovo invece spinta ad affliggermi della loro sorte e a provarne compassione. Colui che scaccia chiunque l'ami mostra di non essere un uomo; se avversa un benefattore, è un ingrato; se affligge la madre e salvatrice universale, è un empio. E poi, privarsi dei tanti, eccellenti vantaggi di cui sono portatrice, sostituendoli di proposito con l'idra repellente di tutti i guai, non è suprema, lampante follia? Contro gli scellerati ci si adira, ma i travolti dalla furia possono essere solo compianti. E sommo motivo per compiangerli è il vedere che non si compiangono da sé; la loro somma sventura è non avvertire quanto siano sventurati, giacché il riconoscimento della gravità del proprio male è già un primo passo verso la guarigione. E invero, se io sono la Pace, esaltata all'unisono da dèi e uomini come sorgente, genitrice, nutrice, promotrice, tutrice di ogni bene esistente in cielo o in terra, e se in mia assenza nulla mai fiorisce, è saldo, puro, santo, piacevole per gli uomini e gradito ai superi, mentre la guerra viceversa si presenta come l'oceano di tutte le sventure esistenti al mondo; se la sua corruzione fa imputridire immediatamente ogni rigoglio, dileguare ogni progresso, crollare ogni sostegno, svanire ogni buon inizio, inacidire ogni dolcezza, e infine se essa è cosa tanto empia da contagiare all'istante e in sommo grado ogni sentimento di carità e di religione; se questa è la maggior sventura umana e il maggior abominio divino: ebbene, io allora mi chiedo in nome dell'immortale divinità: chi può ritenere che costoro siano esseri umani ed abbiano un briciolo di senno, quando a dispetto delle mie virtú si adoperano con tanti mezzi, tanta ostinazione, tante macchinazioni, tante astuzie, tanti affanni, tanti rischi a scacciarmi, per acquistare a cosí caro prezzo un tale profluvio di mali?
(Erasmo da Rotterdam, Il lamento della Pace, Einaudi, Torino, 1990, pagg. 7-9)

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