Sei anni dopo il sisma ( 2015)L’Aquila cammina lentamente, attraverso il tunnel in cui è stata imprigionata in quella notte del 2009 e che ogni anno diventa sempre più buio e pieno di ostacoli, senza che la luce faccia capolino, almeno in lontananza. Camminano gli
aquilani, lungo via XX settembre, nella notte di Pasqua, passando accanto ai luoghi simbolo del loro immenso dolore. Si trascinano i familiari delle vittime, con l’aria esausta di chi ha perso troppo per poter dimenticare, ma che non ha nessuna intenzione di arrendersi, nella lotta per quella verità, che renderebbe almeno una piccola parte di giustizia alle madri, ai padri, sorelle, fratelli e amici, che sei anni fa sono stati privati degli affetti più cari dalla furia della natura, unita all’incuria dei costruttori e all’avventatezza istituzionale.
aquilani, lungo via XX settembre, nella notte di Pasqua, passando accanto ai luoghi simbolo del loro immenso dolore. Si trascinano i familiari delle vittime, con l’aria esausta di chi ha perso troppo per poter dimenticare, ma che non ha nessuna intenzione di arrendersi, nella lotta per quella verità, che renderebbe almeno una piccola parte di giustizia alle madri, ai padri, sorelle, fratelli e amici, che sei anni fa sono stati privati degli affetti più cari dalla furia della natura, unita all’incuria dei costruttori e all’avventatezza istituzionale.
Avanzano verso Piazza Duomo gli aquilani, per ascoltare nuovamente, quando sarà già arrivato un altro 6 aprile, il triste elenco dei nomi delle 309 anime, strappate troppo presto a questo mondo ingiusto. Hanno in mano le fiaccole, simbolo della vita e dell’illuminazione dell’anima, ma anche piccoli fari, che tentano di spezzare, con il loro fioco bagliore, la grande oscurità che ancora accompagna la città, ferita nel cammino verso una qualche forma di giustizia terrena per chi non c’è più. Una giustizia che quest’anno più che mai appare lontana, dopo l’assoluzione in appello della Commissione Grandi Rischi, che una settimana prima del terremoto, il 31 marzo 2009, aveva rassicurato imprudentemente i cittadini che il lunghissimo sciame sismico con cui stavano convivendo da mesi, non poteva assolutamente essere giudicato precursore di un evento più potente e devastante. Soltanto un’operazione mediatica, come si è saputo in seguito, ritenuta necessaria dalle istituzioni dell’epoca, per non creare allarmismi.
È per questo forse che c’è qualcosa di particolare oggi, più che negli anniversari passati, nel passo lento dei parenti delle vittime e di tutti gli aquilani, accompagnati per l’occasione da alcuni rappresentanti di associazioni nate dopo altre dolorose tragedie italiane, come il rogo della ThyssenGroup, il crollo della scuola di San Giuliano di Puglia e la strage ferroviaria di Viareggio. C’è una voglia ancor più smisurata di non arrendersi di fronte all’ ennesima ingiustizia, c’è il desiderio di vedere finalmente riconosciuta la verità e c’è, vista anche la coincidenza con la Pasqua, simbolo di resurrezione, il sogno mai tramontato di rivedere la propria amatissima città, com’era prima di quella maledetta notte di sei anni fa. (Articolo di Luca Marrell, tratto dal giornale web. L'Impronta L'Aquila)
Di seguito si riporta il brano composto da Agnese Ginocchio (correlato di video che fu realizzato dal giovane reporter Aquilano Manuel Romano, sopravvissuto al sisma) e dedicato alla memoria del sisma, dal titolo:
"L'Aquila ferita tornerà a volare.."
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