domenica 24 aprile 2011

In 2000 ai funerali di Vittorio Arrigoni. Ha concelebrato l'Arcivescovo emerito di Gerusalemme: Vittorio per noi é un martire, un santo...



Bandiere della pace e palestinesi alle esequie di Vik (Quì in alto il video delle esequie a Bulciago)

BULCIAGO (Lecco) – Solo bandiere della pace e bandiere palestinesi hanno accompagnato nel suo viaggio la bara di Vittorio «Vik» Arrigoni, l’attivista filopalestinese trucidato il 15 aprile scorso a Gaza da estremisti salafiti. Sono almeno 2.000 le persone che si sono raccolte nella palestra di Bulciago, il paese brianzolo di cui Vittorio era originario, per le esequie celebrate simbolicamente proprio nel giorno di Pasqua, quello dedicato alla resurrezione di Cristo.

«DALLA PARTE DEI DEBOLI» - Per la cerimonia sono arrivati attivisti da tutta Europa e dai paesi arabi; presenti anche gli amici di Vik giunti da Gaza. La Messa è celebrata oltre che dai parroci della zona, anche da monsignor Hilarion Capucci, vescovo di Gerusalemme. Anche una troupe della tv araba Al Jazeera ha raggiunto Bulciago da Parigi per seguire l’evento. «Pochi uomini avrebbero rinunciato agli agi e alle comodità di questo luogo per schierarsi dalla parte dei deboli e degli oppressi come ha fatto Vittorio» ha detto l’inviato dell’emittente mediorientale. «Vittorio  – ha detto all’omelia il parroco di Bulciago don Roberto Crotta –  come noi credeva negli ideali di giustizia e pace e li difendeva senza usare le armi». E il sacrificio di Arrigoni adesso potrebbe non rimanere vano. «Sono decine i giovani che hanno fatto sapere alla madre di Vittorio – ha annunciato il celebrante dall’altare – di essere pronti a partire per Gaza per testimoniare l’ingiustizia che opprime quella terra: è il germoglio di speranza che la Palestina sta attendendo».

«È MORTO COME CRISTO» - Ad infiammare l’improvvisata Chiesa sono state però le parole di monsignor Hilarion Capucci: «Il mio gregge è il popolo palestinese, sofferente e maltrattato – ha detto ripetutamente interrotto dagli applausi – e anche Vittorio è stato un difensore di questo gregge. È morto come Cristo per un popolo maltrattato. È un martire, un eroe, un santo di questo popolo e sono stato incaricato dal presidente dell’autorità palestinese Abu Mazen di portare le condoglianze alla famiglia». Finita la messa è cominciata la commemorazione laica di Vittorio Arrigoni, che ha assunto forti accenti anti-israeliani. «Vittorio, sei rimasto sotto le bombe durante l’operazione Piombo fuso – hanno scandito due rappresentanti delle associazioni filo palestinesi in Italia -, per raccontare i crimini del governo israeliano. Noi porteremo avanti il boicottaggio contro Israele, contro un governo colonialista e razzista, ci spenderemo perché la Palestina sia liberata dal fiume al mare». Applausi scroscianti anche a don Capovilla di Pax Christi Italia che ha denunciato l’assenza totale, oggi a Bulciago, del governo italiano. Don Nandino ha detto: "Ci inquieta l'assenza totale del nostro governo nazionale a questa cerimonia. Ci inquieta ma non ci sorprende più.". Ultima a prendere la parola è stata Egidia Beretta, mamma di Vittorio e sindaco di Bulciago: «Mio figlio è stato la voce dei senza voce; non un eroe ma solo un ragazzo che con una vita un po’ speciale ha voluto affermare che i diritti umani sono universali e vanno sempre difesi».
24 aprile 2011 (Fonte: Corriere della sera)



La Madre Arrigoni, difendeva diritti


24-04-2011 - 16:37(ANSA) - BULCIAGO (LECCO), 24 APR - ''Vittorio non e' ne' un eroe ne' un martire ma solo un ragazzo che ha voluto riaffermare con una vita speciale che i diritti umani vanno sempre rispettati e difesi''. Lo ha detto, con la voce rotta dall'emozione, la mamma di Vittorio Arrigoni, Egidia Beretta, chiudendo a Bulciago (Lecco) il lungo addio al figlio, ucciso il 14 aprile a Gaza. Egidia Beretta e' anche sindaco del paese e ha voluto ringraziare tutti per la partecipazione al dolore. Per le esequie sono arrivate a Bulciago centinaia di persone da tutta Italia, ma anche dall'estero. Sono giunti in delegazioni e a gruppi portando bandiere (ma nel palazzetto dello Sport dove si sono svolti i funerali i genitori hanno voluto solo quella della Pace) e avvolti in kefiah. Occhi lucidi e alzando le due dita in segno della v di Vittorio hanno accolto con applausi l'arrivo del feretro al palazzetto. Ad aprire il corteo funebre una quindicina di sindaci della zona (la mamma di Vittorio, Egidia Beretta, è primo cittadino di Bulciago), quindi i familiari e gli amici. La messa, una funzione cantata più pasquale che esequiale come ha ripeuto nei giorni scorsi il parroco don Fabrizio, è stata celebrata oltre che da mons. Capucci, dal parroco, dall'ex parroco don Felice e da don Virgilio, vicario episcopale.


-Bandiere della pace e uliviper l'omaggio a Vik

BULCIAGO - L'omaggio al volontario ucciso a Gaza (Foto by CARDINI)

BULCIAGO- E' stato incessante il pellegrinaggio delle autorità, degli uomini di spicco e di quelli qualsiasi al cospetto della bara di Vittorio Arrigoni: la camera ardente allestita nella villetta di famiglia è stata meta di centinaia di persone; pressoché sempre presenti la sorella del giovane pacifista, Alessandra, il papà Ettore Arrigoni e la mamma – sindaco di Bulciago – Egidia Beretta, tutti straziati dal dolore eppure pervasi da una straordinaria serenità.


Hanno fatto loro visita, tra gli altri, una delegazione palestinese (già all'aeroporto di Fiumicino il feretro era stato accolto dal ministro degli Affari religiosi Al Habbash, da Sheaika Khamis Abda dell'Istituzione religiosa musulmana e dal reverendo Issa Elias Issa Musleh del Patriarcato greco ortodosso di Gerusalemme, oltre che dall'ambasciatore della Palestina a Roma Sabri Ateyeh e dal portavoce della comunità palestinese in Italia); inoltre ha raggiunto Bulciago il sindaco di Lecco, Virginio Brivio; il Pd provinciale è stato rappresentato da Italo Bruseghini, Chiara Bonfanti, Rocco Cardamone.

I famigliari di Vik hanno accolto anche don Luigi Ciotti, il prete anti-mafia dal celebre motto: «Sono felice di spendere la mia vita a saldare la terra con il cielo», frase che lo stesso Arrigoni avrebbe sicuramente condiviso. Il sacerdote ha reso un commosso omaggio alla salma del 36enne attivista dell'International Solidarity Movement la cui resistenza all'occupazione israeliana di Gaza ha fatto il giro del mondo attraverso pubblicazioni e blog, sino al tragico epilogo dei giorni scorsi: il bulciaghese è stato rapito il 14 aprile a Gaza, forse subito ucciso dai suoi carcerieri nonostante l'ultimatum tradito, dettato al governo palestinese quando l'ostaggio era probabilmente già morto; gli avvisi funebri coi quali la famiglia annuncia per la domenica di Pasqua le sue esequie portano proprio la data del 14 quale unica certezza.

Gli spiccioli dettagli sono d'altronde cose da niente e ben altri sono i messaggi che dai muri riecheggiano: i famigliari di Vik «lo piangono e lo onorano»; sugli avvisi lo hanno voluto ricordare con uno degli intensi aforismi coniati dall'attivista: «Io non credo nei confini, nelle barriere e nelle bandiere; credo che apparteniamo tutti, indipendentemente dalle latitudini e dalle longitudini, ad una stessa famiglia umana». Sulle carte spicca altresì il motto di Nelson Mandela caro a Vittorio: «Il vincitore è un sognatore che non si è mai arreso». Lungo il viale che conduce alla villetta degli Arrigoni dov'è allestita la camera ardente è stato affisso un analogo striscione, che accoglie perciò i visitatori dolenti con parole di indomita speranza: «Un vincitore è un sognatore che non ha mai smesso di sognare»; gli avvisi funebri sono affissi al centro della celebre bandiera arcobaleno; ovunque campeggia il motto «Restiamo umani», col quale Arrigoni chiudeva i messaggi postati sul blog «Guerrilla radio», i reportage giornalistici e intitolava il suo libro, testimonianza diretta del «piombo fuso» colato su Gaza. (Fonte: La provincia di Como)


 Leggi art. correlato: Pasqua 2011*  " In - Canto di Pace" per "Vittorio Arrigoni"...(canzone dedicata a Vittorio Arrigoni, di Agnese Ginocchio)

Chi e perché ha ucciso Vittorio Arrigoni, Cristo laico dei nostri tempi, eliminato con un altro “omicidio mirato”. Certamente Roberto Saviano vorrà illuminarci riguardo “la macchina del fango” all’opera contro Gaza. Che non a caso pur con 1.500 uccisi dalle bombe israeliane non è una “città martire” come invece la libica Misurata con molte meno vittime (da Pino Nicotri).

Obama ha torto. Le ONG (Organizzazioni NON Governative) italiane hanno ragione. Obama ha deto che “l’uccisione di Vittorio Arrigoni a Gaza è un atto insensato”. Non è vero, signor presidente Usa. Lei che ha tradito il discorso che fece a Il Cairo quando promise una “nuova era di rapporti” con il mondo islamico e con quello arabo sa bene che l’assassinio di Arrigoni ha un senso ben preciso. Ci duole doverlo dire, signor presidente Usa, ma il senso dell’uccisione di Vittorio Arrigoni è lo stesso di tutti gli omicidi – e gli espropri di terre – che il suo Paese, gli Usa, e il nostro Paese, l’Europa, hanno permesso a Israele di compiere impunemente, a partire dall’uccisione dell’inviato dell’Onu conte Folke Bernadotte nel ’48 e alla cacciata dei palestinesi da quasi 500 loro villaggi. L’uccisione di Vittorio Arrigoni non è insensato, ha infatti lo stesso senso dei 300 “omicidi” mirati compiuti propio nella zona di Gaza dai militari israeliani su ordine dei loro governi. Il senso dell’uccisione di Vittorio Arrigoni c’è, ed è lo stesso senso che hanno tutti gli omicidi del terrorismo palestinese, lasciati compiere dal “civilissimo” Occidente senza mai intervenire sulla cause che hanno partorito anche tale mostro.......Leggi il resto dell'articolo quì


Il discorso letto al funerale di Vittorio Arrigoni

 Discorso letto oggi 24 Aprile 2011(Giorno di Pasqua) da Caterina Donattini e Alessandra Capone ai funerali di Vittorio Arrigoni a nome delle associazioni e le reti di solidarietà con la Palestina. *********



Da Il Profeta di Gibran Khalil Gibran: “Salì sulla collina oltre le mura della città e guardò verso il mare; e vide la sua nave risalire nella nebbia. Allora gli si aprirono le porte del cuore e la sua gioia volò lontano sopra il mare. Ma discendendo la collina una grande tristezza cadde su di lui e pesò nel suo cuore: “ Come andarsene in pace e senza pena? Ahimé, non lascerò questa città senza piaga nell’anima. Lunghi furono i giorni sofferti tra le sue mura, lunghe le solitarie notti; e chi senza rimpianto potrà lasciare la sua pena e la sua solitudine? Troppi brani nello spirito ho seminato in queste vie, troppi fanciulli se ne vanno nudi agli altipiani, e io non posso abbandonarli senza peso e dolore. Io non rifiuto un ornamento ma strappo una pelle con le mie stesse mani. Io non lascio dietro di me un pensiero, ma un cuore dolce di fame e di sete. Eppure più a lungo io non potrò tardare. Il mare che vuole ogni cosa mi chiama, e devo imbarcarmi. Con me vorrei portare ogni cosa, ma come potrò farlo? Non può una voce trascinare con sé la lingua e il labbro che le diedero le ali. Da sola dovrà varcare il cielo. E sola e senza nido volerà l’aquila nel sole. Così, quando raggiunse i piedi del colle si volse ancora verso il mare, e vide la sua nave avvicinarsi al porto e sulla prua i marinai, gli uomini della sua terra. E la sua anima disse loro a gran voce. “Figli della mia antica madre, cavalieri dell’onde, quanto a lungo veleggiaste nei miei sogni. Ora approdate al mio risveglio che è il mio sogno più profondo. Sono pronto a salpare e il mio desiderio in attesa è la vela spiegata sotto il vento. E sarò tra voi, navigante in mezzo ai naviganti”.



Vittorio raccontava:


“Mia madre spesso mi parlava di sua zia Stella che, sotto il fascismo, guidò le donne di Lecco nella marcia per il pane davanti al podestà e per questo fu imprigionata. Ci furono notti in cui Stella, con i pescatori, attraversava il lago silenzioso per portare cibo e indumenti faticosamente raccolti ai partigiani che si nascondevano sui monti. Si trattava di un’altra occupazione, quella italiana nazifascista. Per cui nel mio dna, nel mio sangue, ci sono delle particelle che mi spingono a combattere per la libertà e i diritti umani”.

Diceva Che Guevara, “Siate sempre capaci di sentire nel più profondo qualunque ingiustizia commessa contro chiunque in qualunque parte del mondo”. Mentre il mondo osservava inerme la popolazione di Gaza sotto assedio tu ti sei fatto scudo umano contro i cecchini israeliani per permettere ai marinai di Gaza di pescare nelle proprie acque, hai detto: “Ci sono persone che sono pronte a spendere la vita a dispetto dei governi compiacenti e complici del governo sionista israeliano per venire ad abbracciare i fratelli palestinesi. Persone come me, dell’ISM, che devono venire qui per fare da scudi umani e porsi quali forze di interposizione, facendo ciò che dovebbero fare le Nazioni Unite perché il diritto internazionale venga rispettato”. Dicevi al mondo il vero, Vittorio, e le tue parole molto spesso rimanevano inascoltate, in Italia come nel mondo ma tu le ripetevi, instancabile, raccontavi dell’occupazione, della pulizia etnica, dell’apartheid, dei crimini di guerra portati avanti dal governo israeliano giorno dopo giorno contro la popolazione indigena palestinese innocente.


“Se la verità è la prima vittima di una guerra non è mai stato così vero come a Gaza”, dichiaravi, e nel tempo dell’inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario[1]. Durante l’operazione Piombo Fuso sei rimasto sotto le bombe, insieme alla popolazione di Gaza, dichiarando che la tua vita non aveva valore maggiore di quella di un uomo palestinese. Pochi telegiornali italiani ti hanno dedicato uno spazio perché tu, unico testimone italiano, potessi raccontare ciò che realmente stava accadendo a Gaza in quei giorni, pochi i giornali capaci di esibire le tue parole di verità, ciò che i tuoi occhi raccoglievano nelle dure ore spese a contare i feriti, i morti, gli offesi. Tante le menzogne raccontate al loro posto.


“Come andarsene in pace e senza pena? Ahimé, non lascerò questa città senza piaga nell’anima. Lunghi furono i giorni sofferti tra le sue mura, lunghe le solitarie notti; e chi senza rimpianto potrà lasciare la sua pena e la sua solitudine?”. Sei tra noi,Vittorio, navigante in mezzo ai naviganti. I tuoi sogni avranno in noi una voce. Porteremo avanti la tua lotta di libertà, salperemo sulle navi della Freedom Flotilla, appoggeremo tutte le iniziative per rompere l’assedio di Gaza, continueremo con forza sempre rinnovata la campagna che avevi abbracciato anche tu e che non ti stancavi mai di sostenere per il Boicottaggio, il Disinvestimento e le Sanzioni contro Israele, dicevi: “Come è possibile dialogare mentre uno dei due dialoganti punta una pistola alla tempia dell'altro? Israele deve essere "costretto" a mollare quella pistola, e davvero sono convinto che il boicottaggio sia l'arma dei pacifisti, dei non violenti, l'arma più efficace.” Invocheremo l’unità nazionale in Palestina, in sostegno del movimento del 15 marzo e contro la corruzione che soffoca lo slancio sincero di un popolo verso la dignità, rilanceremo iniziative volte alla conoscenza approfondita del movimento sionista e dell’ideologia razzista e colonialista che ne sta alla base. In Italia e nel mondo occidentale ci spenderemo affinché la Palestina sia liberata, dal fiume sino al mare. Perché l’ingiustizia palestinese porta in sé il germe di qualsiasi ingiustizia sappiamo che il tuo sogno è il fiore della coscienza. Facciamo appello affinchè si uniscano a noi sempre nuove persone, perché rileggano i tuoi articoli, guardino i tuoi video e agiscano. “Dam Victor mish rhis. Ya Victor Irtah Irtah ua ehna nuasil alkitha”. “Il sangue di Vittorio è prezioso” gridavano in questi giorni centinaia di Palestinesi scesi nelle strade in tuo onore. “Vittorio riposa! Noi continueremo la lotta”. Oggi, alle soglie della festa della Liberazione, la nostra responsabilità è anche una promessa: ehna nuasil al qitah. Noi continueremo la lotta: la lotta del povero, del debole dell’oppresso, del contadino, la lotta della Palestina verso la libertà. Laddove non arrivano i governi, dicevi, può agire la popolazione civile. Questa è la lotta che tu ci hai insegnato. E che possa, la tua voce in noi, varcare il cielo.(Fonte: Contropiano)

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