lunedì 10 ottobre 2016

Il Movimento Internazionale per la Pace: "Fermate la tragedia umanitaria di Aleppo. Basta con le Bombe"

CASERTA. Hanno estratto il piccolo Omran ed è stato come trovare un dolce regalo inaspettato. I Caschi Bianchi hanno scavato per ore con le mani, tolti i blocchi di cemento, hanno sacrificato la loro vita, sfidando la paura. Questi sono gesti estenuanti che ripetono ogni giorno da quasi tre anni, da quando Aleppo è diventata la prima linea strategica della guerra siriana. Gesti ancora più diffusi nelle ultime settimane, i jet del regime siriano affiancati da quelli russi hanno aumentato i bombardamenti sulla parte orientale della città sotto il controllo dei ribelli. Tutti noi siamo stati colpiti dalle immagini di Omran Daqnish il piccolo, è stato
raccolto tra le braccia da un volontario della Syria Civil Defense, la protezione civile per un luogo da dove amaramente il vero concetto di civiltà se n’è andato. Il bambino tocca la ferita sulla testa, viene messo nell’ambulanza, le gambe troppo corte per toccare terra, i piedi nudi ciondolano ingrigiti dalla polvere. Con una mano accarezza il fresco del sedile, è pulito e sicuro. Il viso spaventato di Omran per tutti noi deve indicarci quella determinazione che si possa fare ancora di più per accendere l’attenzione sul conflitto. Come il piccolo cadavere di Aylan Kurdi riverso su una spiaggia turca che ha simboleggiato il grave dramma dei profughi che tentano di scappare dalla guerra attraversando il Mediterraneo. L’opposizione chiede da quasi quattro anni — le prime manifestazioni pacifiche contro Bashar Assad vengono organizzate nel marzo del 2011 — che il sacrosanto Occidente garantisca a tutti costi una «no-fly zone», una parte di territorio protetta verso il confine con la Turchia dove i jet del governo non possano più colpire. A cinque anni Omran con il suo silenzio, ma soprattutto con la sua paura ripete la richiesta ai leader mondiali. I dati di questa guerra sono drammatici: L’Aleppo Media Center dall’inizio della guerra dirama i filmati che mostrano la devastazione totale della metropoli, quella che Khaled Harah aveva definito davanti alle Nazioni Unite «la discarica umana dell’Apocalisse». Khaled era il più famoso tra i Caschi Bianchi, anche lui era diventato il volto della guerra che non finisce, i morti sono ormai quasi 400 mila, le Nazioni Unite hanno smesso di contarli. Due anni fa lo stesso aveva ripreso in maniera forte e sorridente mentre tirava fuori dalle macerie il piccolo Mahmoud, aveva rimosso pietre per quasi 13 ore dopo aver sentito un gemito. Quello sguardo di fatto è diventato il simbolo della sofferenza di una città che da qualche settimana è l'epicentro del conflitto siriano. Un simbolo di una guerra che lascia dietro anche bambini con il corpo impolverato dalle macerie e il viso macchiato dal sangue. Non possiamo più rimanere a guardare mentre scompare una civiltà. Quell'immagine che noi tutti vediamo indica un piccolo riflesso di luce. La luce che quel volto contribuisca alla conversione dei cuori e delle coscienze, soprattutto degli uomini di potere, come (forse) ha fatto Aylan nei giorni drammatici dei profughi siriani, quando la Merkel, anche sull'onda del moto di coscienza che arrivava dal suo popolo, decise di accogliere nel suo Paese i rifugiati provenienti da quella terra martoriata. La speranza di tutti noi è che si ponga fine a uno «dei drammi umanitari più opprimenti e gravi degli ultimi decenni», come ha detto papa Francesco, un dramma tale da lasciarci un «oceano di dolore» che colpisce in special modo i più poveri, le donne, i bambini, gli anziani. Poiché «in Siria e in Iraq, il male distrugge gli edifici e le infrastrutture, ma soprattutto distrugge la coscienza civile dell’uomo». Noi diciamo "Basta alla produzione di armi che alimentano il terrorismo": Si ponga fine una volta per tutte a quella che è diventata il simbolo di una delle più sanguinose guerre dell'umanità. Fermiamo la guerra in Siria prima che sia troppo tardi, prima che si trasformi in un conflitto che coinvolga l'intero globo. La Pace è l'unica strada agli scontri di civiltà. La strada della Pace è la Nonviolenza. L'Onu metta in atto tutte le strade necessarie per trovare soluzioni pacifiche e nonviolente al conflitto siriano.
DISTINTI SALUTI
MOVIMENTO INTERNAZIONALE PER LA PACE III Millennio Provincia di Caserta

Nessun commento: